LA DIGIGREEN INNOVATION

Paolo Neri, Relationship Manager Warrant Hub

È piuttosto lampante che il Piano Transizione 4.0 (ex Impresa 4.0) abbia inciso in maniera determinante sul processo decisionale di sostituzione o di semplice implementazione del parco macchine utensili aziendale, facendo però emergere alcune importati evidenze.

La prima è senza dubbio legata alla vitalità del sistema produttivo italiano, che ha potuto rinnovare la propria capacità produttiva attraverso la trasformazione digitale. La seconda, invece, è connessa al contestuale e parallelo rilancio dell’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, che negli ultimi anni ha segnato importanti performance di crescita, trainata dall’aumento del 15,2% della domanda interna e dal posizionamento del carnet ordini, sa- lito a 6,9 mesi di produzione assicurata. Le realtà manifatturiere, a oggi, hanno tipicamente concentrato i propri investimenti al fine di migliorare la produttività aziendale, ridurre i costi e raggiungere un livello di qualità elevato della propria produzione. 

La sfida per il futuro potrebbe essere quella di orientare e sfruttare le tecnologie della quarta rivoluzione industriale verso prodotti e processi produttivi più sostenibili, ovvero trasformarsi in soggetti attuatori di quella che Warrant Hub Spa definisce come DigiGreen™ Innovation. Il Green Deal proposto dalla Commissione Europea per dimezzare le emissioni entro il 2030 e azzerarle nel 2050, infatti, sta cambiando in maniera significativa la visione in prospettiva di molte imprese, dal momento che diventare il primo continente a impatto climatico zero costituisce contemporaneamente la sfida e l’opportunità più grande del nostro tempo. La via della sostenibilità non è una alternativa etica alla crescita, quanto un per- corso obbligato di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, i cambiamenti istituzionali e l’orientamento dello sviluppo tecnologico devono essere coerenti con i bisogni futuri, oltre che con gli attuali. 

Chi saprà agire per primo e più rapidamente sarà anche in grado di cogliere le opportunità offerte da questa transizione ecologica. 

A livello nazionale, Fondazione Symbola sottolinea nel proprio rapporto annuale come le performance delle imprese che hanno investito nel green siano superiori in termini di aumento del fatturato, del numero degli occupati e dell’export. La maggiore competitività delle imprese che hanno investito nel green risulta alimentata anche da una maggiore propensione all’innovazione. Il 79% di esse ha svolto attività innovativa nel triennio 2016-2018, contro il 61% delle imprese che non hanno investito nella sostenibilità ambientale: un divario particolarmente evidente all’interno delle piccole imprese. Innovazione oggi significa anche e soprattutto tecnologie: la quota delle imprese che hanno già adottato misure di Impresa 4.0 è maggiore tra le imprese in-vestitrici nel green rispetto a quelle non investitrici (21% contro 10%), così come riguardo alle imprese che stanno pianificando l’adozione delle misure di Impresa 4.0 (15% contro 8%).

Il Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen, nel suo discorso di insediamento ha detto che “La trasformazione green e quella digitale sono sfide indissociabili”. In questo scenario globale così competitivo, l’applicazione delle nuove tecnologie digitali in chiave ambientale potrebbe rappresentare un elemento imprescindibile di innovazione, soprattutto di fronte a una crescente quota di consumatori sempre più attenti agli impatti delle proprie abitudini di acquisto o di comportamento.

Oggi, infatti, i concetti di sostenibilità e digitalizzazione sono par- te integrante dei programmi di sviluppo delle istituzioni nazionali e sovranazionali e delle strategie di molte imprese, ma troppo spesso con un approccio compartimentato. La digitalizzazione e, più in generale, l’introduzione di nuove tecnologie risiede a monte della catena del valore, a stretto appannaggio decisionale di CEO o CTO; la sostenibilità, al contrario, a valle del processo produttivo, ovvero quando si quantificano i costi di produzione in termini di consumi energetici, di materia prima e di smaltimento degli scarti, oppure quando verosimilmente si recepiscono gli input del marketing ed i feedback della rete commerciale. In altre parole, in azienda si discute e soprattutto si investe in tecnologia digitale ed in soluzioni green in maniera distinta, amplificando i rischi connessi alle singole strategie e precludendo gli effetti leva di un possibile utilizzo integrato.

Se ripercorriamo i dati relativi alla natura degli investimenti effettuati dalle imprese italiane, risulta difficile pensare che l’introduzione o la sostituzione di una macchina utensile sia stata realizzata con finalità ambientale piuttosto che produttiva. Questa considera- zione è avvalorata anche dal bassissimo livello di investimenti in quelle tecnologie digitali a forte vocazione diretta ambientale, come ad esempio la manifattura additiva, i sistemi per la gestione dei consumi energetici ed idrici oppure i sistemi per il trattamento e recupero di acqua, aria, olio, sostanze chimiche o polveri.

È senza dubbio più realistico limitarsi a pensare che una nuova macchina o un nuovo impianto possano aver generato performance ambientali ed energetiche migliorative a parità di prestazioni rispetto alle precedenti e che quindi il LCA (Life Cycle Assessment) o la Carbon Footprint di un prodotto o di un processo produttivo maggior- mente digitalizzato ne abbiano tratto giovamento.

Un modo concreto per sbloccare tale impasse potrebbe essere l’introduzione del Life Cycle Thinking all’interno dei tradizionali pro- cessi di ricerca e sviluppo di un nuovo prodotto, perché permette di focalizzare già in fase di progettazione tutti gli impatti ambientali, sociali ed economici che un prodotto o un servizio genera nel corso dell’intero ciclo di vita, ben sintetizzato dal modello delle 6R. L’applicazione delle tecnologie digitali può aiutare a ripensare il prodotto e le sue funzioni, a ridurre il consumo di energia e di materiali durante tutto il ciclo di vita del prodotto stesso, a rimpiazzare le sostanze più pericolose per l’uomo e per l’ambiente, selezionare materiali che possano essere riciclati, costruire linee che si possano riparare in maniera predittiva. E poi riusare, ovvero progettare i prodotti in modo che i singoli componenti o i prodotti stessi possano essere riutilizzati, aiutando così lo sviluppo di nuovi modelli di business.

Un primo importante passo in questa direzione è già stato mosso dal Governo italiano, che nel piano Transizione 4.0 ha previsto del- le importanti maggiorazioni sulle aliquote del credito d’imposta per quelle imprese che a partire dal 2020 innovano in maniera digital o green, connettendo per la prima volta da un punto di vista normativo ed agevolativo questi due megatrend di portata globale. Gli impatti di questa misura sui progetti di ricerca e sviluppo delle imprese italia- ne saranno misurabili solo dal 2021, a partire dal momento in cui le aziende avranno cominciato a usufruire del credito d’imposta maggiorato; ma da un punto di vista prospettico, l’opportunità di utilizza- re le migliori tecnologie digitali per prodotti e processi prodottivi più sostenibili, rappresenta senza dubbio una importante convergenza strategica in grado di creare al tempo stesso competitività, engagement e posizionamento nelle imprese italiane.

 

Autore

  • Paolo Neri

    Relationship Manager di Warrant Hub – Tinexta Group e coordinatore del progetto Warrant GARDEN (Green Advanced technology Research and Development Economy), che si occupa della consulenza e dell’orientamento in tema di sostenibilità per le imprese. Laureato in Economia e Gestione delle imprese, dopo un’esperienza in ambito bancario, è entrato in Warrant Hub nel 2003, occupandosi dapprima di Business Development, per poi passare allo sviluppo di partenariati e di relazioni con le istituzioni europee nell’ambito di progetti e programmi UE per la ricerca e l'innovazione. Promotore della Digigreen Innovation e autore di diversi articoli sul tema della transizione digitale e verde, è docente dell’Online Certification Program for Digigreen Professionals del MIP Politecnico di Milano e del Master Executive SUSTMAG di Unitelma Sapienza. Da gennaio 2021 è membro del comitato tecnico scientifico di MADE – Competence Center Industria 4.0.

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