La sfida energetica
Acciaieria Arvedi SPA prima acciaieria al mondo certificata NET ZERO EMISSIONS
L’azienda è giunta a questo risultato 28 anni prima del target fissato dalla Commissione Europea grazie ad un imponente piano di decarbonizzazione dell’intera organizzazione lanciato nel 2018 a fronte di ingenti investimenti in impianti, tecnologia e Ricerca & Sviluppo.
La meccanica italiana sta attraversando una situazione di incertezza, con gli ordinativi pressoché stabili nei primi mesi dell’anno, ma la produzione industriale rallentata, principalmente a causa della carenza di materie prime e microchip. L’incertezza risiede dunque nell’impossibilità di evadere quanto previsto, stante le difficoltà di ottenere materiali ordinati e pianificati con consegna nel periodo, a fronte di un aumento dei costi non paragonabile all’aumento dei prezzi di vendita. Lo scoppio del conflitto in Ucraina ha aggiunto alle tensioni sui prezzi da parte della domanda, le tensioni per quanto riguarda l’offerta: da un lato, la riduzione delle importazioni di materie prime da Russia e Ucraina; dall’altro, le sanzioni che l’Europa ha introdotto sulle fonti di approvvigionamento energetico. Il risultato dell’azione combinata dei due fattori ha determinato un vincolo alla produzione interna, soprattutto in alcuni settori, e l’aumento dei prezzi dell’energia, che vede l’Italia particolarmente esposta, a causa della dipendenza dal gas russo. Il risultato è che dopo due anni di emergenza legata alla pandemia, la ripresa economica è stata compromessa prima dalla ripresa dell’inflazione e poi dalle ricadute economiche del conflitto, lasciando intravedere i rischi di una nuova stagflazione come negli anni Ottanta.
In questo scenario, fa certamente ancora più eco il primato raggiunto da Acciaieria Arvedi SPA che il primo luglio 2022 ha ottenuto da RINA1 l’attestato di validazione del modello di calcolo secondo i protocolli GHG (gas effetto serra).2 Tale attestato consente ad Acciaieria Arvedi di fornire acciaio al carbonio prodotto negli stabilimenti di Cremona e Trieste emettendo contestualmente il certificato di zero emissioni nette di CO23 per tutte le tipologie e lavorazioni di acciaio prodotto, diventando di fatto prima acciaieria al mondo certificata NET ZERO EMISSIONS, ovvero a zero emissioni nette di anidride carbonica.
L’azienda è giunta a questo risultato 28 anni prima del target fissato dalla Commissione Europea grazie ad un imponente piano di decarbonizzazione dell’intera organizzazione lanciato nel 2018 a fronte di ingenti investimenti in impianti, tecnologia e Ricerca & Sviluppo, che ha visto, tra le altre iniziative, la riconversione industriale dell’area a caldo del sito di Trieste, effettuata in soli due anni con un investimento di 260 milioni di euro. Con riferimento alle emissioni dirette, l’attività nel sito di Cremona ha riguardato in modo particolare la carica metallica, sempre più concentrata su rottami di qualità, pretrattati e selezionati e la sostituzione dell’antracite insufflata nel forno elettrico con carboni vegetali e polimeri ottenuti dal riciclo. Il raggiungimento di questo traguardo è stato reso possibile da ingenti investimenti nella digitalizzazione, con l’introduzione di sofisticati modelli di gestione della metallurgia primaria e secondaria e sistemi di calcolo e di simulazione.
L’azzeramento delle emissioni indirette, invece, è stato ottenuto grazie alla fornitura integrale da parte di ENEL di energia da fonti rinnovabile, debitamente certificata. Questo è il massimo risultato possibile con le tecnologie attuali, ricorrendo alla compensazione volontaria con crediti di carbonio certificati VCS (Verified Carbon Standard) per la CO2 non ancora evitata, comunque già oggi a livelli minimi.
La certificazione NET ZERO EMISSIONS affianca altri importanti traguardi raggiunti da Acciaieria Arvedi in ambito di sostenibilità quali l’approvazione della propria Dichiarazione Ambientale in accordo alla normativa EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), il più avanzato e completo Sistema di Certificazione “Environment”; l’ottenimento dello status di azienda circolare secondo i dettami della tassonomia europea essendo basata su ciclo produttivo da forno elettrico e rottame, materiale permanente che può essere riciclato all’infinito senza perdere nessuna delle sue proprietà originarie.
La sfida alla decarbonizzazione, lanciata dall’Unione europea e da raggiungere entro il 2050, passa senza dubbio per l’incentivazione all’uso di fonti rinnovabili come nel caso di Acciaieria Arvedi, ma anche attraverso lo sviluppo e l’applicazione di nuove soluzioni. Il mondo della meccanica ha un estremo interesse verso il nuovo vettore idrogeno, che può rappresentare una risorsa fondamentale per abbattere le emissioni inquinanti e che potrebbe impattare moltissime merceologie, sia con lo sviluppo di nuovi prodotti, sia con l’efficientamento dei processi produttivi esistenti verso un sistema più sostenibile. Si stima che se nel 2050 almeno il 23% del fabbisogno energetico italiano fosse soddisfatto dall’idrogeno, l’industria potrebbe ridurre le emissioni di anidride carbonica del 28%.4 Snam si è portata avanti per provare a raggiungere lo scopo. La società, infatti, gestisce una delle reti più estese di gasdotti in Europa, della lunghezza di 33.000 chilometri. Il vantaggio rappresentato dall’idrogeno è la possibilità di essere trasportato in questi gasdotti senza costruirne di nuovi. Tuttavia, le principali criticità da risolvere si trovano nella componentistica. Sono molte le aziende italiane che stanno investendo per adeguare tecnologie come valvole, strumenti di misura, o stazioni di immissione. Del gruppo di aziende che fanno parte dell’alleanza con Snam ci sono Eni, per sviluppare l’idrogeno dagli idrocarburi in una fase di transizione, il gruppo Sapio, per la produzione di gas, e Fincantieri, per i trasporti via mare. Risolti questi problemi l’Italia potrebbe diventare il distretto principe del Mediterraneo e avere un ruolo chiave nella gestione del trasporto dell’idrogeno attraverso gasdotti o il trasporto marittimo e ferroviario. L’utilizzo dell’idrogeno nell’industria siderurgia per l’alimentazione dei forni per la produzione dell’acciaio, per esempio, con la fusione a ossi combustione nei forni preriscaldati, potrebbe contribuire in maniera significativa alla svolta verde del settore. La multinazionale Linde, ad esempio, ha già investito e sta sviluppando nuovi progetti per contribuire alla riduzione delle emissioni entro il 2050. La sperimentazione sui grandi lingotti di acciaio, preriscaldati grazie a una combustione al 100% a idrogeno, ha rilasciato nell’atmosfera solo vapore acqueo, e il prodotto finale è stato equivalente a quello ottenuto con le tecniche precedenti.
Tratto dal rapporto annuale “GreenItaly 2022” di Symbola e Unioncamere
Note:
- https://cordis.europa.eu/ project/id/958243/it
- Ente certificatore.
- GHG Protocol “A Corpora- te Accounting and Repor- ting Standard” – revised edition; GHG Protocol “Scope 2 Guidance”.
- Dirette (scopo 1) ed indi-rette (scopo 2).
Autore
-
Relationship Manager di Warrant Hub – Tinexta Group e coordinatore del progetto Warrant GARDEN (Green Advanced technology Research and Development Economy), che si occupa della consulenza e dell’orientamento in tema di sostenibilità per le imprese. Laureato in Economia e Gestione delle imprese, dopo un’esperienza in ambito bancario, è entrato in Warrant Hub nel 2003, occupandosi dapprima di Business Development, per poi passare allo sviluppo di partenariati e di relazioni con le istituzioni europee nell’ambito di progetti e programmi UE per la ricerca e l'innovazione. Promotore della Digigreen Innovation e autore di diversi articoli sul tema della transizione digitale e verde, è docente dell’Online Certification Program for Digigreen Professionals del MIP Politecnico di Milano e del Master Executive SUSTMAG di Unitelma Sapienza. Da gennaio 2021 è membro del comitato tecnico scientifico di MADE – Competence Center Industria 4.0.
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